Con Dennis Muren crollano le barriere di distinzione tra la fabbricazione dei mostri e quella delle astronavi: si parla infatti del tecnico che ha introdotto l’uso massiccio della grafica computerizzata. Con una doverosa precisazione: Muren è stato il primo ad ottenere risultati pregevoli, ma non il primo a cominciare. Nel 1983 c’era stato “Tron” della Disney, addirittura ambientato dentro ad un computer... inevitabile integrare con grafica elettronica, visto che anche se si fosse notato che erano animazioni digitali, lo scopo era proprio che si notassero... Poi nel 1984 era uscito “Starfighter” (Giochi Stellari) di Nick Castle, che usava immagini digitali al posto dei soliti modellini per le astronavi. Il risultato era interessante, ma la virtualità dell’astronave era palese, e l’esperimento non ebbe momentaneamente seguito. Ma gli studi continuavano. Sempre la Disney nel 1989 con “La Sirenetta” iniziò ad aiutarsi con il computer per le animazioni. Nello stesso tempo uscì anche “The Abyss” di James Cameron, dove apparve uno strano rivolo d’acqua animato con il computer da
Muren. La svolta giunse con “Terminator 2”, sempre di Cameron: mentre Stan Winston si occupò, come nel film precedente, del “T-800/Schwarzenegger”, Muren realizzò l’incredibile “T-1000” in grado di mutare forma, passare sotto le porte, diventare una specie di “blob” e molto altro. A quel punto le possibilità del digitale divennero evidenti, e si giunse al fatidico “Jurassic Park”. Per i dinosauri vennero realizzati dei modellini statici, ma con uno scopo inedito: fotografarli da ogni angolo con il computer per ottenere un’immagine tridimensionale. Prendendo poi dei punti di riferimento ben precisi, era possibile far compiere all’immagine qualunque movimento. E qui iniziò la nuova era del cinema di fantascienza. Un’era però costellata forse da
più ombre che luci: le infinite possibilità di mostrare
veramente tutto ciò che si vuole al cinema sembrano aver intorpidito l’immaginazione dei soggettisti e degli sceneggiatori. Si ha quasi l’impressione che nessuno senta più il bisogno di scrivere storie valide ed avvincenti, contando solo sulle possibilità visive. Anche la nuova trilogia di “Star Wars” non vale sicuramente quella precedente, forse più artigianale ma, in fondo, più curata sotto tutti gli altri profili. Forse l’uso più saggio di questa orgia di effetti è quello del regista Peter Jackson: ha approfittato delle nuove tecnologie per tradurre sullo schermo storie già esistenti ma valide di per sé come “Il signore degli anelli” e “King Kong”. Storie  forse non originali, ma almeno dotate di spessore.
 
Filmografia

1977: Star Wars (Guerre stellari)
1978: Battlestar Galactica (TV)
1982: E.T.
1983: Return of the Jedi (Il ritorno dello Jedi)
1984: Indiana Jones and the temple of doom (Indiana Jones e il tempio maledetto)
1985: Young Sherlock Holmes (Piramide di paura)
1987: Innerspace (Salto nel buio)
1988: Willow
1989: Ghostbusters II
1989: The Abyss
1991: Terminator 2

1993: Jurassic Park
1995: Casper
1996: Mission Impossible
1997: The lost world (Il mondo perduto)
1999: The phantom menace (La minaccia fantasma)
2001: Artificial intelligence AI
2002: Attack of the clones (L’attacco dei cloni)
2003: Hulk
2005: War of the worlds (La guerra dei mondi)




 





EFFETTI SPECIALI                                HOME