Produzione: GB, 1983

Pupazzi animati

Primo serial del produttore inglese Gerry Anderson dopo il mezzo insuccesso (all’epoca) di “U.F.O.” e “Space: 1999”.
Oltre al naufragio di “Space:1999” c’era di peggio: la troupe che aveva contribuito a tutti i suoi programmi più celebri (“Thunderbirds” in testa) era stata praticamente azzerata.
Il musicista Barry Gray, autore di indimenticabili temi e colonne

sonore, aveva lasciato dopo la prima serie di “Space: 1999”.
Derek Meddings, creatore degli effetti speciali e di tutti i veicoli più affascinanti delle varie serie, aveva trovato lavoro nel cinema.
Anche l’erede di Meddings, Brian Johnson (il padre delle celebri “aquile” di “Space: 1999”) era passato al cinema (lavorando, più o meno accreditato, alla trilogia classica di “Star Wars”).
E infine c’era stata la perdita forse più importante, sotto ogni profilo: Anderson aveva infatti divorziato dalla moglie Sylvia, che era stata l’anima artistica di tutte le sue produzioni.
Trovandosi a ricominciare praticamente daccapo, con una troupe completamente nuova, Anderson realizzò una nuova serie a pupazzi animati

nel tentativo di rinverdire i fasti delle “supermarionation”.
Nel 2020 la Terra è minacciata da un esercito di androidi provenienti dal pianeta Guk.
Gli androidi sono dotati di autocoscienza e di fattezze umane, per quanto orride; hanno stabilito la loro base su Marte e vogliono dominare la galassia, iniziando (ovviamente) dalla Terra.
Il prof. Ninestein dell’Alto Comando delle Nazioni Unite istituisce un corpo speciale di difesa dalla minaccia aliena, chiamato Terrahawks. La squadra è composta, oltre che dal professore (che è il nono clone del prof. Stein, infatti “Ninestein” significa “Stein 9”, oltre all’assonanza con

Einstein…), dal capitano Mary Falconer, dal tenente Hiro, dal capitano Kate Kestrel (astronauta e cantante, sic!), dal tenente Hawkeye (“Occhio di falco”, portatore di occhi bionici elettronici) dal “sergente maggiore Zero” con il “sergente 101”, che comandano una squadra di robots chiamati “Zeroidi”.
Come in tutte le serie di Anderson, anche qui c'è una flotta di veicoli particolari (e il tutto sembra decisamente mutuato da "Thunderbirds").
Il "Battlehawk" è un enorme velivolo con il quale il prof. Ninestein si sposta insieme al capitano Falconer per raggiungere i vari teatri di battaglia e dirigere le operazioni. Il Battlehawk trasposrta un mezzo cingolato o anche... l'auto robotizzata del professore (una specie di Rolls Royce, ma senza il glamour della Rolls rosa di "Thunderbirds").

Il "Terrahawk" è un velivolo leggero che di fatto costituisce la cabina di comando del "Battlehawk" dal quale può separarsi per agili sorvoli del territorio circostante il punto di atterraggio del veicolo madre.
Il "Treehawk" è una navetta spaziale che serve soprattutto per raggiungere la stazione orbitante "Spacehawk", sulla quale opera il tenente Hiro.
L'"Hawkwing" è invece un velivolo intercettore, pilotato dal capitano Kestrel e dal tenente Hawkeye.
L'"Overlander" è un enorme veicolo terrestre (9 assi di ruote) che trasporta i rifornimenti per la base dei "Terrahawks", nascosta in sudamerica. Per sicurezza l'Overlander non arriva mai alla base ma si incontra a metà strada con il "Battlehawk". Pur avendo una cabina di pilotaggio, l'Overlander è

sempre guidato dal pilota automatico.
Gli episodi, tutto sommato, si lasciano vedere (e gli “zeroidi”, nel loro genere, sono anche divertenti), ma non sono coinvolgenti nemmeno la metà di serie come “Thunderbirds” o “Captain Scarlet”.
I pupazzi sono diversi da tutti quelli visti in precedenza: le proporzioni sono più simili a quelle di “Thunderbirds” (cioè con testoni enormi rispetto ai corpi), mentre i visi sono ancora più realistici, persino troppo.
Le musiche erano di Richard Harvey: dignitose sicuramente, ma il paragone con Barry Gray resta impietoso.
Gli effetti speciali erano affidati a Stephen Begg, sicuramente bravo ma incapace di creare veicoli intriganti come i suoi predecessori: basti dire che

tutti i modelli dei veicoli delle serie “classiche” di Anderson (da “Supercar” a “Space: 1999”) sono ancora prodotti dalle aziende di modellismo (e quelli commercializzati all’epoca sono cimeli dal valore astronomico), mentre il merchandising tratto da "Terrahawks" non gode sicuramente di altrettanta popolarità...
La serie è inedita in Italia.


39 episodi, 30’, colore

1) Expect the unexpected part 1 (Aspettati l’imprevisto parte 1)
2) Expect the unexpected part 2 (Aspettati l’imprevisto parte 2)
3) Thunder roar (Rombo di tuono)
4) Close call (Chiamata vicina)
5) From here to eternity (Di qui all’eternità)
6) Space samurai (Samurai spaziale)
7) The sporilla (Lo sporilla)
8) Happy madeday (Buona giornata)
9) Gunfight at Oaky’s Corral (Sfida all’ Oaky Corral)
10) The ugliest monster of all (Il mostro più brutto)
11) The gun (L’arma)

12) Thunder path (La rotta del tuono)
13) Mind monster (I mostri della mente)
14) To catch a tiger (Caccia alla tigre)
15) The Mida’s touch (Il tocco di Mida)
16) Operation SAS (Operazione SAS)
17) Ten top pop (Top ten)
18) Unseen menace (Minaccia invisibile)
19) A Christmas miracle (Miracolo natalizio)
20) Midnight blue (Il blu di mezzanotte)
21) Play it again, Sram (Suonala ancora, Sram)
22) My kingdom for a zeaf (Il mio regno per uno zeaf)

23) Zero’s finest hour (La grande occasione di Zero)
24) The ultimate menace (La minaccia finale)
25) Gold (Oro)
26) Ma’s monster’s (I mostri di mamma)
27) Two for the price of one (Due al prezzo di uno)
28) Child’s play (Un gioco da bambini)
29) Jolly Roger One (Jolly Roger Uno)
30) Runaway (Fuga)
31) First strike (Primo colpo)
32) Terrabomb (Terra-bomba)
33) Doppelganger (Doppione)

34) Timewarp (Distorsione temporale)
35) Space cyclops (Ciclopi spaziali)
36) Operation Zero (Operazione Zero)
37) Space giant (Gigante spaziale)
38) Cry UFO (Grida all’UFO)
39) Cold finger (Mano fredda)




 







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